lunedì 10 maggio 2010

L'esame di scuola guida

Come già citato in precedenti posts, le automobili rappresentano spesso un problema per le persone con altezze superiori alla media, specialmente considerando il fatto che se con un piccolo sforzo economico si possono comprare jeans adatti alle nostre misure, serve ben più di un piccolo sforzo economico per poterci permettere vetture adeguatamente spaziose.
Il problema auto si è presentato, come è naturale che sia, al compimento dei 18 anni quando, come tutti i miei coetanei sono corso in una scuola guida per iscrivermi e prendere la tanto attesa patente. Diversamente da tutti i miei coetanei ho dovuto girare più di una scuola guida per trovarne una che avesse un auto adatta alle mie misure. Le scuole guida tendono ad avere automobili di piccole dimensioni ed estremamente spartane, il che si traduce in auto piccola con sedile e sterzo non regolabili in altezza e per legge bisogna utilizzare le loro autovetture fornite di doppi pedali. All'epoca erano molto popolari le panda, le punto, le 600, le 500 e nessuna di queste risultava abbastanza spaziosa per le mie gambe. Il problemi erano legati principalmente allo spazio tra il volante e lo sportello, dove sarebbe dovuto entrare il mio ginocchio e alla posizione della gamba destra rispetto al cambio, infatti se una persona normale mette le proprie gambe sotto il volante, una persona alta le deve mettere intorno al volante.
Dopo molto girare l'unica soluzione possibile si rivelò una scuola guida che utilizzava delle Lancia Y, non era un'automobile adatta alle mie dimensioni ma almeno riuscivo a chiudere lo sportello e impugnare il cambio.
E' difficile descrivere la posizione del mio corpo in quell'auto senza l'ausilio di immagini ma tenterò l'impresa.
Cominciamo con il dire che il mio ginocchio sinistro toccava sia il volante che la portiera e che quindi sterzando, non potevo accompagnare il volante oltre la linea del ginocchio ma ero costretto a una serie di passaggi di mano; i miei occhi erano all'altezza della parte leggermente oscurata del parabrezza e per vedere la strada ero costretto a ingobbirmi in avanti ritraendo il collo; i miei piedi erano troppo lunghi e troppo larghi per i pedali della Y e mentre tenevo il piede sinistro appoggiato sopra la frizione, per non correre il rischio di premere anche il freno prima di un cambio marcia e il piede destro con il tallone che toccava quello del sinistro, inclinato lateralmente a circa 30°,  premeva con la punta l'acceleratore, la cintura di sicurezza non sapevo se metterla sopra il braccio destro o sotto l'ascella.
Spero di aver reso l'idea e comunque in caso non lo avessi fatto sono sicuro di aver creato abbastanza confusione da rispecchiare la realtà di quel momento.
Nelle condizioni sopra descritte iniziai le lezioni, passai subito la teoria, arrivò la pratica e venni bocciato.
Mi bocciarono perché l'ingegnere stabilì che sebbene non avessi fatto errori macroscopici le ero sembrato un po goffo. Oggi non avrei accettato quel tipo di giustificazione ma all'epoca mi presi la mia bocciatura, tornai a casa triste e con un senso di subita ingiustizia.
Non mi arresi e l'esame successivo presi finalmente la patente.
Presa la patente avevo bisogno di una macchina e in famiglia avevamo una vecchia uno bianca che sembrava fare al caso di un neopatentato un po goffo, dimensioni a parte.
Per risolvere il problema dello spazio portiera-volante, l'unico difetto di quell'auto, acquistai a Porta Portese un volante da corsa della Momo, più piccolo dei volanti normali e risolsi il problema, oltretutto agli occhi di un diciottenne era anche molto bello sebbene non indicabile in auto senza servosterzo.
Nicola


 

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