Si, ho paura di volare e come è facile intuire la mia paura non è dovuta all'altezza dell'aereo dal suolo, ma alla mia altezza nell'aereo. e non solo.
Penso di non espormi troppo dicendo che l'aeronautica è forse il settore più razzista verso le persone alte. Posso sorvolare (notare la scelta del vocabolo...) sul fatto che esista un limite di altezza per lavorare in aereo e che possano venire infranti (e anche qui potevo usare "tappate le ali""...) i sogni di molti bambini, aspiranti piloti o astronauti ma destinati da madre natura ad altri tipi di "altezze".
Parliamo invece di un aspetto che ai meno alti potrebbe sfuggire, ovvero della gestione dei bagagli. In aereoporto esistono regole rigidissime sulle dimensioni, peso e quantità di questi ultimi, siano essi destinati alla consegna o al trasporto in cabina. Non ho nulla da obbiettare a tali limiti, necessari per ovvi motivi, se non il fatto che non tengono conto di alcune variabili, tra le quali l'altezza del passeggero. Il bagaglio a mano, dove la maggior parte dei passeggeri riesce a sistemare il necessario per un paio di giorni è sufficiente a malapena ad ospitare le mie scarpe ed ecco che mi vedo spesso costretto a consegnare il bagaglio anche su piccoli spostamenti con conseguenti perdite, danni o semplicemente ritardi alla consegna.
Se il mio viaggio dovesse durare più di due giorni e avessi effettivamente bisogno di una valigia più grande, spesso ci si trova a confrontarsi con il problema relativo al peso delle valige e se nel caso precedente la pena è la consegna del bagaglio, in questo caso si viene praticamente obbligati all'acquisto di un secondo biglietto (o quasi). Le linee aeree sembrano completamente indifferenti al fatto che un paio di scarpe numero 51 pesa il doppio di un 40 e così via con cappotti, magliette, abiti e persino cravatte e calzini. A questo punto le nostre opzioni sono tre: pagare l'extra, sacrificare capi d'abbigliamento, tra l'altro difficilissimi da trovare o argomentare con l'hostess di terra sperando di non trovare un aspirante Davide in attesa del suo Golia.
Tutto questo succede al check-in, il livello di tensione è già altissimo e ancora non siamo neanche entrati in aereo, dove sappiamo che ci aspetterà la parte peggiore del viaggio, specialmente se allo stesso check-in ci hanno negato la contesissima uscita di emergenza.
La tecnica di viaggiare nelle uscite di emergenza è talmente consolidata nelle usanze dei viaggiatori fuori misura da essere in qualche caso utilizzata come status symbol di altezza da tutti quei soggetti di media statura che non accettano il fatto di essere semplicamente...di media statura. Questo è il motivo per il quale, quando non riuscendo a prendere per tempo l'uscita di emergenza ed essendo costretto dalle misure a chiedere uno scambio di posti per poter viaggiare sull'unica poltrona più ambita di quella di Palazzo Chigi, non è raro sentirsi rispondere dal basso di 185 cm: "Sono alto anche io e ho chiesto esplicitamente questo posto".
Ci si ritrova quindi, schiacciati tra due sedili la quale distanza l'uno dall'altro è circa 3/4 del nostro femore con il passeggero che ci viaggia di fronte che ha la pretesa di reclinare il sedile. Arrivati a questo punto del viaggio mi ritrovo trasformato in un essere ignorante, incazzato e sopratutto incapace di intendere o di volere e il passeggero che innocentemente cerca di reclinare il suo schienale sulle mie ginocchia viene violentemente respinto nella sua posizione originale in un atto di sfida, sperando che essa venga raccolta con una lamentela del poveretto per darmi ulteriori opportunità di sfogo (o forse solo di lamentela).
Il viaggio prosegue e in una posizione che farebbe invidia a qualsiasi maestro di yoga riesco ad addormentarmi, posizione che prevede sempre una gamba adagiata sul corridoio. Tutto sembra andare un pochino meglio quando l'hostess decide che è il momento di servire bibite e snack ai passeggeri e regolarmente mi sveglia, non domandandomi cosa voglia ma urtando la mia gamba con il pesantissimo e spigolosissimo carrello delle bibite. Sembra un'esagerazione ma succede realmente, almeno la metà delle volte che mi ritrovo costretto in tale posizione.
Schienali bassi, vassoi che non si aprono perchè bloccati dalle gambe, i sedili della prima classe reclinabili elettronicamente che nel reclinarsi rischiano di tranciare piedi troppo lunghi se non rimossi dal loro appoggio, plaid e calzini da viaggio piccoli sono altri disagi ai quali siamo costretti, comunque irrisori rispetto al disagio numero uno: il bagno.
Ancora oggi non ho trovato un modo, o meglio una posizione, per andare in bagno in aereo. Dal momento che il water viene posizionato sotto la curvatura della parete esterna, per andare in bagno teoricamente dovrei assumenre una posizione simile a quella di un ballerino di limbo, praticamente evito di andarci e me la tengo, così come mi tengo tutto il resto.
Finalmente si arriva e con la decisione di sporgere denuncia per maltrattamenti alla compagnia aerea scendo dall'aereo, a casa mi calmo, domani è un altro giorno e passa tutto.
Il problema è che domani è anche un altro viaggio...in aereo...
Grazie per la pazienza
Nicola